Trasporto intermodale in Italia: numeri, infrastrutture e prospettive 2025
Il trasporto intermodale in Italia oggi segna un crescita nel settore del trasporto merci su ferro, con un incremento di quasi il 9% tra il 2018 e il 2023. Nonostante questa performance positiva, il nostro Paese mantiene ancora un divario significativo rispetto alla media europea, con una quota modale ferroviaria del 12% contro il 17% dell'UE.
Grazie agli investimenti del PNRR, pari a 954 milioni di euro, e al potenziamento dei corridoi TEN-T, l'Italia si prepara a una trasformazione del proprio sistema logistico. Scopriamo insieme i numeri, le infrastrutture chiave e le prospettive future del trasporto combinato italiano.
I numeri del trasporto intermodale italiano: crescita controtendenza
Performance del settore ferroviario merci
Il trasporto intermodale si conferma l'unico segmento in espansione del settore ferroviario merci italiano. Mentre il trasporto ferroviario totale ha registrato un calo dell'8% in termini di tonnellate-km tra il 2018 e il 2023, il trasporto combinato su rotaia ha segnato una crescita robusta di quasi il 9% nello stesso periodo.
Questo dato evidenzia una specializzazione progressiva del mercato ferroviario su servizi intermodali a lunga distanza, abbandonando gradualmente il trasporto convenzionale meno efficiente.
Il gap con l'Europa
La quota modale del trasporto merci ferroviario in Italia si attesta al 12.6% del traffico interno (2021), significativamente inferiore alla media EU-27 del 17.0%. Sebbene l'Italia abbia mostrato un miglioramento dal 10% del 2005 al 12% del 2023, il divario con i partner europei rimane considerevole.
Il nostro Paese continua a dipendere prevalentemente dal trasporto su strada, figurando tra i primi cinque dell'UE per tonnellaggio trasportato su gomma nel 2024.
Le infrastrutture strategiche del trasporto intermodale
La rete degli interporti italiani
L'Italia può contare su una rete di 28 interporti associati all'Unione Interporti Riuniti (UIR), che gestiscono oltre 65 milioni di tonnellate di merci all'anno. Tuttavia, emerge una forte asimmetria territoriale:
- Nord Italia: 73% degli impianti dell'ultimo miglio ferroviario
- Nord-Ovest: 43% della concentrazione infrastrutturale
- Nord-Est: 30% degli impianti
Questa polarizzazione crea un sistema logistico "a due velocità", con il Mezzogiorno penalizzato nella capacità di integrazione dei flussi merci.
I corridoi TEN-T: arterie europee
L'Italia è attraversata da quattro dei nove corridoi centrali TEN-T europei:
- Corridoio Mediterraneo
- Corridoio Reno-Alpi
- Corridoio Baltico-Adriatico
- Corridoio Scandinavo-Mediterraneo
I progetti di potenziamento in corso includono il Terzo Valico, la linea AV/AC Brescia-Verona e l'adeguamento per treni lunghi 750 metri, fondamentali per ottimizzare i flussi merci internazionali.
I colli di bottiglia del sistema intermodale italiano
L'ultimo miglio ferroviario
Il collegamento tra la rete nazionale e i terminal privati, porti o interporti rappresenta una delle principali inefficienze del sistema. L'ottimizzazione delle manovre su questa tratta è cruciale per migliorare affidabilità e puntualità del servizio.
I valichi alpini: il paradosso della strada
Nonostante gli investimenti infrastrutturali, il 74.2% del traffico merci attraverso i valichi alpini avviene ancora su gomma, evidenziando persistenti congestioni e inefficienze della rete ferroviaria.
La sagoma ferroviaria limitata
La sagoma P400, che consente il trasporto di semirimorchi standard, non è ancora completamente implementata sulla rete italiana, limitando la flessibilità operativa degli operatori di trasporto combinato.
Il ruolo del PNRR nella trasformazione del settore
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una vera e propria rivoluzione per il trasporto intermodale italiano. Con un investimento complessivo di 954 milioni di euro destinati alla Missione 3, Componente 2, il governo ha dimostrato di voler fare sul serio nel rilancio del settore. A questi si aggiungono 55 milioni di euro del Piano Complementare specificamente dedicati all'acquisto di nuove gru e attrezzature per i terminali, oltre a 157 milioni di euro stanziati per la digitalizzazione logistica attraverso il bando LogIN Business.
Ma ciò che rende davvero significativo questo approccio è il cambio di paradigma rispetto al passato. Fino a poco tempo fa, il sostegno pubblico si concentrava principalmente su incentivi temporanei come il Ferrobonus, che nel 2023 ha distribuito 22 milioni di euro. Oggi, invece, il PNRR punta su investimenti strutturali diretti, sia su infrastrutture fisiche che digitali, con l'obiettivo di risolvere definitivamente i colli di bottiglia che frenano lo sviluppo dell'intermodalità.
I protagonisti del mercato intermodale
Il panorama competitivo del trasporto ferroviario merci italiano presenta una struttura oligopolistica piuttosto consolidata. Mercitalia Rail domina il mercato con una quota del 38%, seguita a distanza da Captrain Italia e CFI (Compagnia Ferroviaria Italiana), entrambe con l'11% del mercato. Completano il quadro dei principali operatori Medway Italia (7%), DB Cargo Italia (6%) e GTS Rail (5%).
Parallelamente, il settore logistico nel suo complesso sta vivendo una fase di intenso consolidamento. Le operazioni di fusioni e acquisizioni non sono più episodi isolati, ma fanno parte di una strategia più ampia di verticalizzazione.
L'acquisizione di sette impianti strategici da parte di Planzer nel 2024 ne è un esempio lampante, dimostrando come il controllo degli asset fisici stia diventando un fattore competitivo determinante per l'integrazione dell'intera catena del valore.
Prospettive future: digitalizzazione e sostenibilità
La trasformazione digitale sta ridisegnando completamente il futuro del trasporto intermodale. Progetti innovativi come EasyRailFreight di RFI stanno aprendo nuove frontiere, mentre l'integrazione di tecnologie avanzate come IoT, intelligenza artificiale e blockchain promette di rivoluzionare il settore. Questi strumenti non si limitano a ridurre i costi operativi, ma migliorano drasticamente la visibilità delle merci lungo tutta la supply chain, garantendo maggiore sicurezza e affidabilità.
Le proiezioni per il 2030 sono decisamente ottimistiche: la quota modale ferroviaria potrebbe crescere dall'attuale 12% fino al 15-18%. Tuttavia, questo scenario dipenderà crucialmente dalla continuità degli investimenti oltre la scadenza del PNRR e dall'efficacia delle riforme strutturali in corso di implementazione.
Le sfide da superare
Nonostante i progressi, rimangono ostacoli significativi da superare. Le piccole e medie imprese italiane, che rappresentano la spina dorsale dell'economia nazionale, faticano ancora ad adottare soluzioni intermodali. I motivi sono molteplici: spesso non raggiungono i volumi necessari per riempire container o casse mobili, percepiscono il sistema come più complesso rispetto al tradizionale "tutto-strada" e basano le loro decisioni principalmente su criteri di costo immediato, rapidità di consegna e affidabilità del servizio, mettendo in secondo piano considerazioni di sostenibilità a lungo termine.
La carenza di personale qualificato
Il settore del trasporto intermodale italiano affronta una crisi occupazionale che rischia di compromettere i piani di sviluppo. La carenza strutturale di personale specializzato, in particolare di autisti qualificati, rappresenta oggi uno dei principali freni alla crescita del comparto. Secondo le stime del settore, mancano oltre 20.000 autisti professionali nell'intero comparto dell'autotrasporto nazionale.
Questa penuria di risorse umane non si limita solo alla guida dei mezzi pesanti, ma si estende anche a figure tecniche specializzate come operatori di terminal, gru e sistemi di movimentazione intermodale. L'invecchiamento della forza lavoro, unito alla scarsa attrattività della professione tra i giovani, aggrava ulteriormente la situazione. Le conseguenze sono immediate: inefficienze operative, ritardi nelle consegne, aumento dei costi di gestione e limitazioni nella capacità di espansione dei servizi intermodali, proprio nel momento in cui gli investimenti del PNRR richiederebbero un incremento dell'offerta di trasporto combinato.
Conclusioni: verso un sistema intermodale competitivo
Il trasporto intermodale in Italia sta vivendo una fase di transizione cruciale. Nonostante le sfide strutturali e territoriali, i segnali di crescita del settore e gli investimenti del PNRR aprono scenari promettenti per il prossimo decennio.
Il successo della trasformazione dipenderà dalla capacità di integrare efficacemente mare, ferro e strada, massimizzando l'efficacia degli investimenti pubblici e creando un business case economico che renda l'intermodale non solo sostenibile, ma anche la scelta più competitiva.
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