Impatto del coronavirus sulla domanda di autisti professionisti
Come si evolverà il problema della carenza di personale qualificato nel settore dei trasporti?
Ormai da anni si parla della carenza di conducenti qualificati di mezzi pesanti. In quest’ottica, sono già state lanciate diverse iniziative e campagne per sensibilizzare e promuovere la figura professionale del camionista: con un successo moderato. All'inizio di marzo, ancora prima che scoppiasse la crisi pandemica, l'Unione internazionale dei trasporti su strada (IRU) prevedeva che nel 2020 il problema della carenza di conducenti di mezzi industriali in Europa sarebbe aumentato.
La IRU ha messo in luce che l'anno scorso, il 23% delle aziende di trasporto ha registrato una carenza di conducenti qualificati. Per quest'anno, invece, si prevede che questo valore tocchi addirittura il 36%. Anche se saranno Paesi membri dell'UE come la Polonia e la Romania a pagarne il prezzo più alto, anche in Italia la situazione attuale e le previsioni per i prossimi mesi sono tutto meno che positive. Prima dello scoppio della pandemia, un’analisi del Ministero dei Trasporti ha stimato come oltre il 36% degli autisti professionali italiani si trovi negli ultimi dieci anni di carriera, mentre solamente il 2% ha intrapreso la professione da meno di 10 anni. Anche l’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano ha rilevato come, nel corso del 2018, quasi un’azienda committente su due, abbia riscontrato difficoltà nel reperire servizi di autotrasporto, mentre, il 63% delle aziende di autotrasporto ha avuto problemi nel trovare autisti da ingaggiare.
Tra le associazioni di categoria e le aziende di trasporto, i campanelli d'allarme suonano già da molto tempo. Ogni anno sono migliaia i conducenti ad andare in pensione: un fenomeno che non sarà accompagnato da un sufficiente ricambio generazionale. È come se il mercato del lavoro fosse stato svuotato. Molti giovani non vogliono più fare gli autisti di professione. Negli ultimi anni, lareputazione dei conducenti di mezzi pesanti è stata danneggiata, e anche le condizioni di lavoro, in parte, sono peggiorate. Quell'idea di avventura, trasmessa per esempio da Giancarlo Giannini e Michel Constantin nel film "Il bestione" non esiste più. La voglia di diventare autisti di professione per pura passione appartiene ormai sempre più al passato. I motivi sono molteplici. I conducenti continuano a patire una mancanza di apprezzamento e riconoscimento sociale, oltre a salari bassi. La federazione IRU riscontra un ulteriore problema nella scarsa presenza di donne e nella mancanza di aree di sosta e di parcheggio sicure.
L'immagine e la reputazione della professione di camionista sono in crisi
Anche se di recente è stato evidenziato il ruolo imprescindibile degli autisti professionisti per il funzionamento dell'intera catena di approvvigionamento, definiti “eroi” durante la pandemia, la situazione sta diventando sempre più difficile. I problemi alla base della loro attività lavorativa quotidiana sono cresciuti sempre di più. Durante il lockdown con stazioni di servizio e parcheggi rimasti temporaneamente chiusi, i conducenti di mezzi pesanti non hanno potuto acquistare generi alimentari o utilizzare i servizi igienici durante le pause o dopo il lavoro: condizioni inaccettabili, nonché un segno di mancanza di rispetto e di considerazione del lavoro svolto ogni giorno da migliaia di professionisti. Grazie alle proteste da parte delle associazioni di categoria e delle aziende di trasporto, nell'arco di poco tempo le stazioni di sosta in autostrada sono state riaperte per i conducenti. In questo modo è stato garantito almeno un approvvigionamento di base. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di molti autisti, le condizioni igienico-sanitarie nei bagni pubblici lasciano molto a desiderare.
Scarse condizioni igienico-sanitarie alle rampe di carico
La situazione nei luoghi di carico e scarico, in parte, è ancora indicibile: su questo aspetto, già diverse Federazioni sono intervenute per sensibilizzare la committenza ai fini di garantire agli autisti la possibilità di accedere a servizi igienici. Ricordiamo, ad esempio, gli appelli di Paolo Uggè, Presidente di Conftrasporto e la campagna di sensibilizzazione #rispettiAMOiltrasporto lanciata da FIAP. Anche il Governo, per mezzo del Ministero dei Trasporti, si è adoperato nelle prime fasi dell’emergenza per garantire l’operatività degli autogrill lungo tutta la rete autostradale italiana.
Ci saranno nuove opportunità nel settore dei trasporti dopo la crisi?
La crisi da coronavirus è ben lungi dall’essere terminata, ma quali ripercussioni e evoluzioni dovremo aspettarci sul mercato della logistica e dei trasporti su strada? Il volume di carichi nel settore del commercio al dettaglio di generi alimentari, per esempio, è rimasto stabile durante il lockdown. Al contrario, in altri comparti, come l’automotive, per alcune settimane c'è stato un vero e proprio blocco della produzione e, di conseguenza, della logistica. Qui aziende di autotrasporto si sono trovate costrette a togliere mezzi dalla strada e a licenziare autisti.
Ma cosa succederà quando l'economia si sarà definitivamente ripresa? La domanda di autisti qualificati in tutta Europa potrebbe tornare ad aumentare gradualmente con lo scemare degli effetti del lockdown. Quelle aziende di trasporto, che hanno dovuto ridurre le proprie disponibilità di veicoli durante la fase più critica dell’emergenza, potrebbero non essere in grado di soddisfare in modo adeguato l’aumento della domanda di trasporti, con una possibile ripercussione anche sulle tariffe di trasporto. Il risultato? Un possibile nuovo e forte aumento della domanda di autisti di mezzi pesanti. Come garantire nuove prospettive per la professione del conducente? Ora più che mai è necessario gettare le basi per evitare gravi impasse nel trasporto su strada.
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